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Il caso Pirelli

Pirelli, una delle più famose aziende del nostro paese, è arrivata alla ribalta mediatica qualche tempo fa per la decisione, da parte del suo presidente Marco Tronchetti Provera, di venderne la maggioranza ai cinesi di Chem China. Pirelli, azienda leader nella produzione degli pneumatici, diventa così parzialmente cinese.

Perché solo parzialmente e perché questa vendita ha creato un caso così grande?

C’è da dire che, così come si apprende dalle parole di Marco Tronchetti Provera, Pirelli è stata venduta ai cinesi, ma il contratto di acquisizione obbliga la nuova proprietà a non chiudere gli stabilimenti e gli uffici che sono ora in Italia. Questo, di fatto, è una garanzia con la “G” maiuscola.

Cosa sarebbe successo, invece, se l’azienda italiana fosse stata acquisita da un concorrente più grande? I posti di lavoro si sarebbero salvati lo stesso? Potrebbe essere, ma non è certo, e dunque, tra due “mali” si sceglie quello minore.

Perché la vendita dell’azienda di Milano ha creato un caso che ha destato scalpore?

L’affare Pirelli è stato solo l’ultimo, in ordine di tempo, che ha visto aziende nostrane essere vendute ad imprese estere, più in forma perché in grado di operare in mercati più competitivi. Altro caso emblematico è quello Fiat, che ha spostato il quartier generale da Torino a Londra e ha deciso di rinominarsi in FCA.

Il problema non è della Pirelli in sé, bensì è da ricercare nel mercato italiano che non offre quella competitività di cui si ha bisogno, ad un certo della vita aziendale, per non essere “cannibalizzati” da aziende più grandi ed in forma.

Resta da chiedersi se la vendita di Pirelli, più che una cosa negativa, non sia invece un dato positivo. Chem China ha chiesto a Tronchetti Provera di rimanere alla guida dell’azienda ancora per cinque anni.

Alla fine di questo periodo non vediamo perché tutti gli stabilimenti italiani dovranno essere chiusi e spostati, magari, in terra cinese. Se la produzione c’è, gli orientali non avranno certo intenzione di perdere la competitività che l’azienda ha acquisito fin d’ora. Commercialmente parlando, non sono certo degli sprovveduti, anzi.

Piuttosto va fatto un plauso a Tronchetti Provera, che è stato così coraggioso da prendere una decisione non facile ma di grande lungimiranza, in fondo per competere a livello globale bisogna accordarsi con partner di grande spessore.

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